Quante volte un omosessuale si è sentito dire che il matrimonio è per legge e per tradizione millenaria un sacramento destinato soltanto ad una coppia formata da uomo e donna? Io ho perso il conto, se riuscite a farne due voi fatemi un fischio. Eppure, quando si prova a parlare con qualche detrattore riguardo questa questione, non so bene perché, il suddetto, tizio o tizia che sia, finisce sempre con una frase più o meno uguale: “Dio ha creato un uomo e una donna, se avesse voluto avrebbe creato Adamo e Paolo o Eva e Teresa, e poi il matrimonio ha radici lontane nel diritto romano e la nostra costituzione lo vieta”. Notato nulla di vagamente discordante, anacronistico o, più semplicemente, confuso?
Se anche voi avete rigirato gli occhi, vi semplifico la faccenda: facciamo così, dividiamo la questione nei tre diversi ceppi storico – culturali affrontabili:
- Con riferimento al diritto romano
- Con riferimento alla costituzione italiana.
- Con riferimento alla legge biblica del Dio cristiano.
Il diritto romano
C’è da fare anzitutto un po’ di chiarezza sui termini e sulla loro etimologia classica. Partiamo dicendo che la parola matrimonio è davvero un chiaro riferimento allo scopo dell’esistenza della donna in un rapporto: la procreazione e il suo dovere di figliare. Perché? Perché la parola matrimonio deriva dal latino mater munus ovvero “dovere della madre”. Dovere esemplificato nelle mie parole precedenti, dunque figliare, accudire i bambini oltre ad obbedire al marito. Fin qui tutto chiaro? Ora viene il bello. Nel diritto romano accanto a questo concetto compare anche un altro termine, ovvero pater munus, il patrimonio. Patrimonio e matrimonio sono infatti termini speculari, e se il matrimonio è il dovere e l’obbligo della donna di fare figli, il patrimonio era il dovere del marito di sostentare la famiglia con i mezzi economici, firmando di fatto una sorta di contratto di proprietà con la consorte, facendola diventare in pratica un oggetto, avendo su di lei diritto di vita e morte, figli compresi. Vorrei farvi notare che queste definizioni, che probabilmente sarebbe bene dichiarare obsolete, mettono a serio repentaglio la concezione odierna di questa istituzione. Questo perché se le prendessimo davvero alla lettera, allora tutte le donne lavoratrici e indipendenti, tutti i padri disoccupati, tutte le donne sterili e tutti gli uomini altrettanto non fecondi ed anche tutte quelle molteplici coppie che decidono di non fare figli per svariati motivi, dovrebbero vedersi vietare anch’essi il diritto al matrimonio dato che non compare in queste situazioni un adempimento ai doveri primordiali di questo fondamento. È chiaro che un uomo disoccupato venga meno a questi presupposti, così come una donna sterile o una donna che decida di dedicarsi alla sua carriera. Che facciamo? La scartiamo l’ipotesi di rifarci al diritto romano? Forse ci converrebbe, tanto per non complicarci ulteriormente la vita.
La costituzione italiana
Vi propongo una breve analisi di due articoli fondamentali della nostra tanto amata costituzione italiana, caposaldo che forse andrebbe letto con maggiore attenzione prima di venire utilizzato come baluardo per crociate e roghi in piazza, perché vorrei ricordarlo, la costituzione non si schiera dalla parte di nessuno, non l’ha mai fatto. Tuttavia, onde evitare di potervi indurre a pensare male, vi chiedo di aprire la vostra copia della costituzione e sottolinearvi l’articolo 3 e l’articolo 29. Li ricordate? No? Non c’è problema.
Art. 3:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Tutti i cittadini, e per tutti si dovrebbe davvero intendere tutti e non solo quelli fortunati o prescelti, dovrebbero allora avere pari diritti così come gli stessi doveri perché la costituzione dice chiaro e tondo che lo stato non può discriminare nessuno per nessun motivo, neanche i criminali. Tanto è che se io fossi in carcere e richiedessi di unirmi in matrimonio, la legge me lo permetterebbe.
Art. 29:
“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”.
Adesso, io non sarò un’esperta di diritto costituzionale, lo ammetto, però mi pare abbastanza chiaro che i nostri padri costituenti non abbiano scritto nulla specificatamente al sesso dei coniugi, non venitemi a dire che l’hanno dato per scontato perché se l’avessero fatto allora, senza possibilità d’appello, verrebbe a mancare di senso il già citato articolo numero 3 dove si specifica chiaramente che la Repubblica deve adoperarsi per rimuovere gli ostacoli che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini e che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Appurato grazie alla medicina che non siamo né malati né pazzi, perché non concedermi questo diritto e impedire lo sviluppo della mia umanità? Non utilizzate, per favore, come tesi lo sdoganamento di matrimoni tra umani e cani se approvati quelli tra omosessuali, perché suvvia, sappiamo bene che un’animale non ha una propria volontà cosciente per potersi esprimere riguardo un matrimonio, non mi verrete di certo a dire che è la stessa cosa, spero.
Quindi, di fatto, la nostra beneamata costituzione non condanna esplicitamente il matrimonio omosessuale e non lo renderebbe illegale se approvato, dato che non si pronuncia affatto riguardo una distinzione di genere nel contesto. Ebbene, anche nella costituzione il gender non esiste. Non è meraviglioso?
La legge di Dio
La Bibbia è un testo che se letto veramente e con attenzione risulta a tratti controverso. Probabilmente perché la divisione tra Antico e Nuovo Testamento ci riporta una scissione evidentissima tra Dio e la sua versione più aggiornata. Troviamo effettivamente un’espressione della divinità completamente diversa rispetto a quella che appare nei libri della Tanakh (la bibbia ebraica), ammorbidita con grande probabilità dalle parole riportate dai vangeli. Non andrò ad approfondire alcuni passi precisi del nuovo testamento, non è questo che m’interessa perché per quel che riguarda tutti noi sulla bibbia potrebbe anche esserci scritto che mangiare la pizza è peccato che a noi ed a tutti i pizzaioli italiani questo non dovrebbe fare né caldo né freddo. Perché? La risposta è davvero banale, non scherzo, ma pare che in molti l’abbiano dimenticato.
L’Italia è uno stato laico. Cosa vuol dire laico? Laico non vuol dire ateo, sia chiaro, laico non vuol neanche dire che rinnega le religioni – perché ricordo che non esiste solo il cattolicesimo – o che odi coloro che ne professano una. Laico vuol dire semplicemente che il nostro stato è svincolato dall’autorità confessionale. Ergo, lo stato del Vaticano non è Italia, ergo non possono e non devono avere autorità negli affari governativi del nostro paese. Dunque, qualora il vostro Dio vi dicesse che gli omosessuali sono un abominio, questo non può e non deve mettere i bastoni tra le ruote al corso della legge italiana. Il vostro Dio può avere potere su di voi attraverso la sua parola ma non può essere imposto agli altri, almeno non in Italia. Qualora voleste un’organizzazione statale confessionale ed integralista potrete rivolgervi agli estremisti islamici, saranno felici di accogliervi tra le loro fila.
Un’ultima cosa: ogni volta che ritirerete fuori l’argomentazione “Dio ha creato Adamo ed Eva..”, io vi ritirerò fuori la storia del Big Bang, del brodo primordiale, degli organismi procarioti unicellulari e via dicendo fino ad arrivare all’evoluzionismo ed allo studio di esseri viventi animali che in natura trovano normale vivere in coppie omosessuali, adottare cuccioli di altre specie e crescerli senza problemi.
Concludendo, in ogni caso le cose sono cambiate, il mondo ha subito una profonda evoluzione negli ultimi duemila anni e dove in alcuni casi c’era disparità adesso inizia ad esservi equo trattamento. Non possiamo ancorarci a ragioni che non sono della mente ma dell’ipocrisia, si rischia soltanto di arrivare tardi a traguardi che potrebbero essere più vicini di quanto non si creda.
Brava Michela, articolo molto buoni e chiaro. Complimenti per come hai snocciolato la questione
Piacevole e chiaro
articolo interessante e chiaro